Il 31 maggio, come ogni anno, il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha presentato a Roma le “Considerazioni finali” sullo stato dell’economia.
Il 22 giugno prossimo, alla Reiss Romoli a L’Aquila, saranno rese pubbliche le note sull’economia abruzzese.
Sono due avvenimenti strettamente correlati, in quanto gli studi effettuati nelle regioni servono a formare e completare la “Relazione sullo stato dell’economia” e quindi le Considerazioni finali.
Mentre le note regionali hanno una valenza esclusivamente tecnica ed analitica, le considerazioni finali, e la stessa presentazione pubblica , assumono un carattere nettamente politico.
Ne è dimostrazione la composizione della platea degli invitati ed i successivi commenti sulla stampa ed in televisione.
Anche quest’anno, in perfetta continuità con il passato, il giorno successivo la presentazione, esponenti politici, sindacali, industriali, ecc. si sono affrettati a commentare quanto affermato dal Governatore estrapolando dal suo intervento quelle parti più adatte a valorizzare le proprie idee e comportamenti.
Così la destra al Governo apprezza l’approvazione per i tagli alla spesa pubblica ed al welfare, il centrosinistra giudica positivamente il passaggio sulla lotta all’evasione fiscale, gli industriali vedono di buon occhio l’invito ad adoperarsi per il cambiamento del mercato del lavoro, ecc.
Cercare conforto alle proprie azioni in “un’entità superiore”, automaticamente identificata tale per competenza ed imparzialità è a mio parere sintomo della percezione non confessabile della destra e della sinistra di non poter dimostrare nei fatti la bontà della propria linea politica.
È un po’ come il ragazzino che per dimostrare ai coetanei la verità delle proprie affermazioni, chiede l’appoggio del padre o, comunque di un adulto.
In particolare il centro sinistra ha da sempre guardato con interesse alle esternazioni del Governatore cercando di accreditarsi come il portatore di una linea politica di rigore e di equità rispetto alle castronerie della destra.
A mio parere questo atteggiamento, che si ripete sin dai tempi del PCI, è il chiaro sintomo di una percezione che ha il ceto politico del centro sinistra di non poter contrastare con i classici strumenti della democrazia, il voto nel Parlamento e la mobilitazione nel Paese, l’incedere deciso ed aggressivo della destra.
Le “Considerazioni finali” sono invece esclusivamente il sunto della Relazione annuale con alcuni commenti ed indirizzi di carattere politico.
Mentre lo studio complessivo, così come le note regionali, ha carattere esclusivamente tecnico, le esternazioni del Governatore, partendo da quella ricerca oggettiva, hanno invece valenza politica e non neutrale.
Se infatti si analizzano le Considerazioni dei vari Governatori negli anni, pur con diverse sfumature a seconda della formazione culturale degli stessi, ci si accorge come le indicazioni che ne derivano hanno una costante ispirazione monetaristica nell’analisi del bilancio dello stato, con una propensione alla compressione della spesa pubblica e quindi del welfare e con una costante vicinanza alle posizioni confindustriali.
La Banca d’Italia è, o dovrebbe essere autonoma dal potere politico, ma questo non vuol certo dire che nell’analizzare dati sicuramente oggettivi non si lasci guidare da una idea di Paese diverso da quello che noi di sinistra desideriamo.
Non esistono sicuramente istituzioni neutre rispetto allo scontro di classe esistente, ciascuna di esse ha una sua cifra ideologica che influisce nell’esercizio delle proprie funzioni.
Negare questo, come fa spesso il centro sinistra ed anche la CGIL, vuol dire abdicare al proprio ruolo, ma soprattutto non avere ben chiaro il modello di società cui tendere nell’esercizio dell’opposizione o dell’opera di tutela. Vuol dire porsi in una condizione di continua difesa rispetto all’attacco delle destre, una difesa spesso confusa, a volte contraddittoria prodromo della sicura sconfitta.
Il lavoro della Banca d’Italia ha una importante valenza dal punto di vista dell’analisi, la sintesi politica non spetta certo al Governatore che non ha alcuna legittimazione democratica.
Fargli svolgere un compito di supplenza della nostra azione è puerile e suicida.
Egidio Pezzuto
Direttivo Provinciale FISAC-CGIL L'Aquila
Il 22 giugno prossimo, alla Reiss Romoli a L’Aquila, saranno rese pubbliche le note sull’economia abruzzese.
Sono due avvenimenti strettamente correlati, in quanto gli studi effettuati nelle regioni servono a formare e completare la “Relazione sullo stato dell’economia” e quindi le Considerazioni finali.
Mentre le note regionali hanno una valenza esclusivamente tecnica ed analitica, le considerazioni finali, e la stessa presentazione pubblica , assumono un carattere nettamente politico.
Ne è dimostrazione la composizione della platea degli invitati ed i successivi commenti sulla stampa ed in televisione.
Anche quest’anno, in perfetta continuità con il passato, il giorno successivo la presentazione, esponenti politici, sindacali, industriali, ecc. si sono affrettati a commentare quanto affermato dal Governatore estrapolando dal suo intervento quelle parti più adatte a valorizzare le proprie idee e comportamenti.
Così la destra al Governo apprezza l’approvazione per i tagli alla spesa pubblica ed al welfare, il centrosinistra giudica positivamente il passaggio sulla lotta all’evasione fiscale, gli industriali vedono di buon occhio l’invito ad adoperarsi per il cambiamento del mercato del lavoro, ecc.
Cercare conforto alle proprie azioni in “un’entità superiore”, automaticamente identificata tale per competenza ed imparzialità è a mio parere sintomo della percezione non confessabile della destra e della sinistra di non poter dimostrare nei fatti la bontà della propria linea politica.
È un po’ come il ragazzino che per dimostrare ai coetanei la verità delle proprie affermazioni, chiede l’appoggio del padre o, comunque di un adulto.
In particolare il centro sinistra ha da sempre guardato con interesse alle esternazioni del Governatore cercando di accreditarsi come il portatore di una linea politica di rigore e di equità rispetto alle castronerie della destra.
A mio parere questo atteggiamento, che si ripete sin dai tempi del PCI, è il chiaro sintomo di una percezione che ha il ceto politico del centro sinistra di non poter contrastare con i classici strumenti della democrazia, il voto nel Parlamento e la mobilitazione nel Paese, l’incedere deciso ed aggressivo della destra.
Le “Considerazioni finali” sono invece esclusivamente il sunto della Relazione annuale con alcuni commenti ed indirizzi di carattere politico.
Mentre lo studio complessivo, così come le note regionali, ha carattere esclusivamente tecnico, le esternazioni del Governatore, partendo da quella ricerca oggettiva, hanno invece valenza politica e non neutrale.
Se infatti si analizzano le Considerazioni dei vari Governatori negli anni, pur con diverse sfumature a seconda della formazione culturale degli stessi, ci si accorge come le indicazioni che ne derivano hanno una costante ispirazione monetaristica nell’analisi del bilancio dello stato, con una propensione alla compressione della spesa pubblica e quindi del welfare e con una costante vicinanza alle posizioni confindustriali.
La Banca d’Italia è, o dovrebbe essere autonoma dal potere politico, ma questo non vuol certo dire che nell’analizzare dati sicuramente oggettivi non si lasci guidare da una idea di Paese diverso da quello che noi di sinistra desideriamo.
Non esistono sicuramente istituzioni neutre rispetto allo scontro di classe esistente, ciascuna di esse ha una sua cifra ideologica che influisce nell’esercizio delle proprie funzioni.
Negare questo, come fa spesso il centro sinistra ed anche la CGIL, vuol dire abdicare al proprio ruolo, ma soprattutto non avere ben chiaro il modello di società cui tendere nell’esercizio dell’opposizione o dell’opera di tutela. Vuol dire porsi in una condizione di continua difesa rispetto all’attacco delle destre, una difesa spesso confusa, a volte contraddittoria prodromo della sicura sconfitta.
Il lavoro della Banca d’Italia ha una importante valenza dal punto di vista dell’analisi, la sintesi politica non spetta certo al Governatore che non ha alcuna legittimazione democratica.
Fargli svolgere un compito di supplenza della nostra azione è puerile e suicida.
Egidio Pezzuto
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