* di Adriano Sgrò
L’accordo sottoscritto a Pomigliano d’Arco è un’autentica lesione a diritti sanciti costituzionalmente, alle leggi che tutelano la salute, ai Contratti nazionali. Bene ha fatto la Cgil a dichiararlo illegittimo e, quindi, inapplicabile. Con questa fermezza e con i presupposti di un’autentica lotta a 360 gradi occorre che tutta la Cgil si impegni per i prossimi mesi.
Pomigliano descrive una situazione davvero drammatica. L’insipienza di un grande gruppo industriale che non investe sul prodotto e sulla ricerca e continua a stressare le condizioni ed il costo del lavoro per ottenere vantaggi competitivi.
La situazione sindacale è pessima, Cisl e Uil definitivamente piegate ad un modello di relazioni sindacali ed industriali bilaterale ed istituzionalizzato, e la stessa strutturazione dell’accordo evidenzia che il progetto dell’intesa separata del 22 Gennaio,respinto dalla Cgil,minaccia di trovare estrinsecazione per vie traverse. L’Area “Lavoro-Società” è impegnata a sostenere, insieme alla Cgil, la lotta dei metalmeccanici campani.
La loro lotta non è la lotta della sola Fiom ma è la lotta di tutto il mondo del lavoro che si oppone alle derive liberticide che progettano la distruzione dello stato sociale e della Democrazia del paese. Lottare con gli operai della Fiat significa dare collegamento alla nostra lotta per la difesa dei servizi pubblici, per contrastare la privatizzazione dei beni comuni, per impedire la cancellazione dello stato sociale.In questa direzione, dobbiamo saper affermare le linee politiche del nostro Congresso, evitando che troppo presto si liquidino gli assunti fondamentali del documento congressuale votato nei luoghi di lavoro.
Occorre muoversi con responsabilità e con determinazione rispetto a quanti spingono per una frammentazione dell’impianto politico della proposta della Cgil. Su questo, Governo, Confindustria, Cisl e Uil, grazie all’assenza di una forte interlocuzione della politica con il mondo del lavoro, poggiano i propri assunti al fine di indebolire l’unica rappresentanza del lavoro presente nel paese.
Durante questi giorni ho avuto modo di apprezzare l’intervento della Compagna Dettori che nel Direttivo di Napoli ha evidenziato il netto respingimento dell’accordo di Pomigliano e la non condivisione dell’impianto referendario che è stato proposto ai lavoratori. Nella realtà campana, proprio per il famigerato rapporto creato dalla Fiat tra investimento ed occupazione, appare complesso sostenere la giusta argomentazione del rifiuto alla sottoscrizione di un accordo capestro, a fronte delle fortissima attesa occupazionale delle imprese collocate nell’indotto Fiat.
Durante questi giorni ho avuto modo di apprezzare l’intervento della Compagna Dettori che nel Direttivo di Napoli ha evidenziato il netto respingimento dell’accordo di Pomigliano e la non condivisione dell’impianto referendario che è stato proposto ai lavoratori. Nella realtà campana, proprio per il famigerato rapporto creato dalla Fiat tra investimento ed occupazione, appare complesso sostenere la giusta argomentazione del rifiuto alla sottoscrizione di un accordo capestro, a fronte delle fortissima attesa occupazionale delle imprese collocate nell’indotto Fiat.
Troppe famiglie appese alla presenza di un insediamento industriale che specula su Diritti e Salute dei lavoratori. Troppo povera la realtà economica del distretto campano, interessato come molte realtà meridionali da forme di sfruttamento del lavoro e dalla pressante presenza dell’illegalità in ogni attività economica.
Con lo stesso sciopero dell’igiene ambientale per l’area del Napoletano, del 15 Giugno, abbiamo evidenziato analoghe problematiche. Anche lì utilizzando la forma dello sciopero per contrastare lo spezzettamento del ciclo integrato dei rifiuti, la privatizzazione di parti dello stesso e i ritardi del pagamento degli stipendi per gli operatori dei consorzi privati. Per queste motivazioni ho ritenuto anche importante che il nostro Coordinatore Nazionale Nicolosi abbia trasmesso un comunicato, con i compagni della Campania, per denunciare l’inaccettabilità delle condizioni poste al tavolo degli incontri tenutisi sull’insediamento produttivo di Pomigliano.
Con lo stesso sciopero dell’igiene ambientale per l’area del Napoletano, del 15 Giugno, abbiamo evidenziato analoghe problematiche. Anche lì utilizzando la forma dello sciopero per contrastare lo spezzettamento del ciclo integrato dei rifiuti, la privatizzazione di parti dello stesso e i ritardi del pagamento degli stipendi per gli operatori dei consorzi privati. Per queste motivazioni ho ritenuto anche importante che il nostro Coordinatore Nazionale Nicolosi abbia trasmesso un comunicato, con i compagni della Campania, per denunciare l’inaccettabilità delle condizioni poste al tavolo degli incontri tenutisi sull’insediamento produttivo di Pomigliano.
Per la Fp Cgil, vi comunico che, durante le nostre discussioni, purtroppo senza la presenza di vari Compagni della segreteria impegnati in altre sedi, abbiamo ribadito che non possiamo accettare che la posizione della Fiom sia indebolita da qualunque ipotesi di votazione su diritti inalienabili e non negoziabili. Su questo, quindi, voglio anche rassicuravi che il comunicato della Cgil che respinge l’accordo e che da sostegno alla Fiom ed all’autonomia della Categoria a gestire la vertenza, è condiviso dalla segreteria della Fp Cgil.
Per quanto mi riguarda mi soffermerei su due sole valutazioni che attengono alla cornice politica ed economica che presiede tale vicenda e sulla questione delle derive autoritarie che il divieto di sciopero potrebbe tragicamente riversare sul paese. Per la prima questione, credo di non sbagliare se affermo che la convergenza tra gli interessi strategici di un grande gruppo industriale(Fiat) e la linea economica e sociale del Governo, di così forte intensità, è del tutto paragonabile al sistema corporativo del ventennio fascista.
Per quanto mi riguarda mi soffermerei su due sole valutazioni che attengono alla cornice politica ed economica che presiede tale vicenda e sulla questione delle derive autoritarie che il divieto di sciopero potrebbe tragicamente riversare sul paese. Per la prima questione, credo di non sbagliare se affermo che la convergenza tra gli interessi strategici di un grande gruppo industriale(Fiat) e la linea economica e sociale del Governo, di così forte intensità, è del tutto paragonabile al sistema corporativo del ventennio fascista.
Soprattutto, e qui sta la divergenza con gli altri accordi, seppur sofferti, di politica economica del nostra Paese, se si considera che parte del sindacato italiano nell’intesa rinuncia ad importanti prerogative, con un attacco ulteriore alla civiltà giuridica del lavoro finanche di rango costituzionale, siamo nella vera eccezione giuslavoristica che peraltro costringe quei sindacati a porre in essere procedure contrattuali in contrasto con le norme legislative stesse.
L’accordo, probabilmente, rischia di restare inapplicato in occasione di qualunque contenzioso legale.
Neppure nel dopoguerra, con l’Italia in armi, si riusciva ad accettare il divieto di sciopero e tantissimi, anche di area cattolica, furono i sindacalisti trucidati dai nazisti durante le loro azioni di lotta. Sul punto riguardante lo sciopero continuo a sostenere, così come ho sempre letto nelle relazione presentata da Di Vittorio per l’Assemblea Costituente che, il divieto di sciopero, per qualsiasi categoria di lavoratori, è una mutilazione della personalità umana; è incompatibile col principio della libertà del cittadino, e si riallaccia piuttosto a quello del lavoro forzato, che presuppone una condanna!
In questo caso non c’è Democrazia, non c’è sviluppo, non c’è alcuna possibile prospettiva di futuro. Appare quindi scandaloso che alcune forze politiche presenti in Parlamento, abbiano optato per rinunciare ad uno dei compiti dello stato, sul piano delle garanzie costituzionali previste per l’uguaglianza tra i cittadini e andando a “tifare” per tale tipo di evenienza sociale e politica.
Il divieto di sciopero così concepito, in effetti, formerebbe delle categorie di cittadini minorati, privati di determinati diritti,che sono riconosciuti ad altri cittadini. Adesso quindi tocca noi dare sostanza alla solidarietà nei confronti della Fiom e degli operai Fiat. Dobbiamo collegare le nostre vertenze, dare continuità alla lotta per la difesa dei lavoratori del pubblico impiego gravemente danneggiati dalla manovra finanziaria, dobbiamo recuperare un forte collegamento con i metalmeccanici e con le forze politiche, per una lotta di lungo respiro a difesa della civiltà giuridica del lavoro e della Costituzione repubblicana e antifascista. Ci sono mille difficoltà. Abbiamo però l’obbligo di provarci.
Adriano Sgrò
Adriano Sgrò
Coordinatore Nazionale FP-CGIL Area “Lavoro-Società
Incredibile che ci sia un coordinatore così!
RispondiEliminaE' lo stesso che si parla in questo blog? http://iskra.myblog.it/archive/2011/02/23/dens-dŏlens-11.html
Se fosse lui vergognatevi... pago la tessera da quasi 40 anni non per avere certa gente.