mercoledì 20 aprile 2011

Sacconi e il Lavoro

* di Domenico Ronca

A leggere le notizie di stampa di questi giorni circa le nefandezze dei dirigenti di “Italia Lavoro” e del Ministro Sacconi viene un senso di sgomento incontenibile.

Quello che i nostri eroi sono impegnati a fare è una vera e propria operazione di “repulisti” non di pericolosi sovversivi che si sono impossessati dell’ente che noi tutti paghiamo, ma di uomini e donne che hanno avuto l’ardire di rivendicare sacrosanti diritti, alcuni dei quali malati, come Fabrizio, operato di tumore al cervello a Ottobre scorso, giovani donne come Katia, licenziata perché incinta, lavoratrici e lavoratori che per anni e anni hanno dato a “Italia Lavoro” tutto il loro impegno e la loro intelligenza come Isabella che non ha mai avuto il giusto riconoscimento del suo ruolo e della sua professionalità.

Che brutta gente è quella che è capace di fare queste cose: come licenziare senza pietà chi è in condizioni di disagio e di difficoltà, usando strutture pubbliche come fossero di loro proprietà.

Che brutta gente: forte e prepotente con i deboli, sottomessa e ubbidiente con i forti; sempre pronta a correre in soccorso ai vincitori, ad esserne conquistati, più che dal loro pensiero e dalla loro ideologia, dai loro denari, accucciati alle loro tavole pronti a prenderne a volo gli avanzi.

Che brutta gente: volgare e sgradevole, provvista della sensibilità di un paracarro, con una sola grande coerenza: stare sempre dalla parte dei più forti, senza alcun rispetto per gli altri tanto da far pensare che non ne abbiano neanche per se stessi.

Questi burocrati senza qualità non si preoccupano di chi con sempre maggiore difficoltà, vive una condizione di precarietà inaccettabile, vivendo, loro, con lauti stipendi sulle nostre spalle senza apparentemente accorgersi del giudizio delle persone per bene e del disprezzo di tutti quelli che il lavoro lo hanno dovuto conquistare con impegno e sacrificio e lo devono difendere ogni giorno.

E allora, in questo Paese governato con urla, insulti e menzogne, dove l’ubbidienza e la mediocrità sono le qualità più richieste; dove assumere i parenti e le “fidanzate” negli enti strumentali dei ministeri non fa scalpore; dove per avere ruoli dirigenti il merito non conta ma l’esser cortigiani di chi conta si; dove si sta rubando il futuro, la speranza e l’ottimismo alle nuove generazioni, non mi rimane che fare un augurio sincero:

auguro dal più profondo del cuore a Fabrizio, Katia e Isabella che la vita, d’ora in poi, li risarcisca dei torti subiti da questi burocrati sprovvisti di un umano senso di pietas e di un minimo senso della dignità, servitori ubbidienti dei potenti di turno, espressione della mediocrità assoluta, degni rappresentanti della parte peggiore del nostro Paese di cui ci vergogniamo e che dobbiamo cambiare.


* Segretario Provinciale FILCTEM-CGIL Pescara

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